martedì 9 giugno 2015

forse, per parlare di immigrazione dovremmo..

forse, per parlare di immigrazione dovremmo saperne di più..
questo viene dal TIME
The other border, Alex Altman ( Time magazine)
Undocumented immigrants are dying in large numbers as they try to evade road checkpoints in Texas counties north of the U.S.-Mexico border



The body lay along a fence line at the edge of a highway. He was a 23-year-old Salvadoran, according to the ID in his wallet, carrying a toothbrush and a picture of a young girl posing in a cap and gown. The man had spent days trudging through the sandy brush of South Texas, stripped to socks and underwear in the heat. When he collapsed and died, someone dragged the corpse toward the road, where it was spotted by a passing cowboy. By the time Brooks County chief sheriff’s deputy Benny Martinez arrived on May 21, the body was bleeding from the eyes.Collecting the dead is one of the grim rituals of Martinez’s job. The young man from El Salvador was the 24th undocumented immigrant to perish in Brooks County this year. Over the past six years, more than 400 bodies have been discovered in the desolate rural jurisdiction, where 7,200 people are spread across 943 sq. mi. (2,440 sq km) of cactus and mesquite. “You never get over it,” Martinez says.
The body count makes Brooks County one of the deadliest killing fields in the U.S. border crisis. But it is not actually on the border. The county is a graveyard for migrants because of the three-lane traffic checkpoint, operated by U.S. Customs and Border Protection, that sits on U.S. 281, 70 miles (115 km) north of Mexico. To circumvent the checkpoint, coyotes drop undocumented immigrants along the highway a few miles south, where they embark on an arduous hike through private ranchland with plans to rejoin their ride north of the station.For undocumented immigrants entering the U.S. in South Texas, the multiday trek is the most perilous leg of a journey that starts with a payment (often $5,000 to $10,000, according to authorities) to coyotes in their home countries, who stash their clients at squalid border safe houses and shepherd them across the Rio Grande aboard inflatable rafts.Despite all the attention to securing the border itself, often the best chance of intercepting the flow of people and contraband is at checkpoints on key roads leading north. In Brooks County, the enforcement checkpoint has pushed undocumented immigrants onto private ranches, where they are unprepared for the searing heat and arid terrain on what can be a 25-mile (40 km) detour around the patrol stations. Temperatures can reach triple digits in the summer. It’s easy to become disoriented and get lost. Migrants carry little food or water, and those who lag are left behind by their guides. “It’s the corridor of death,” says Eddie Canales, who runs the South Texas Human Rights Center, a few miles from the Falfurrias checkpoint in Brooks County. “There’s no telling how many remains are still out there.”
South Texas has struggled for years with the U.S. immigration crisis, but the problems deepened as migration patterns shifted. Beefed-up border security across former trouble spots in California, Arizona and West Texas prompted smugglers to find new routes through the Rio Grande Valley, while escalating violence in Central American nations spurred a wave of refugees searching for a path to the U.S. Illegal border crossings have dropped in 2015 with the end of the unaccompanied-minor crisis, and deaths in Brooks County are actually down from their peak of 129 in 2012.
But the impact still hits hard in places like Brooks County, which has just five sheriff’s deputies, and neighboring Kenedy County (pop. 400), where another border-patrol checkpoint sits astride U.S. 77. In these poor rural areas, recovering, identifying and burying the dead carry significant costs. Judge Imelda Barrera-Arevalo, the top elected official in Brooks County, estimates that dealing with the humanitarian crisis will consume 15% to 20% of the county’s budget this year. “It’s still our responsibility,” she adds, “whether we like it or not.”
To reduce fatalities, humanitarian groups and some ranchers have installed water stations. The border patrol has positioned rescue beacons on private land so migrants can buzz for help. Agents use ground sensors, cameras and blimps to surveil the sprawl. “I won’t be happy until the death toll is zero,” says Doyle Amidon, the patrol agent in charge of Falfurrias Station. “But the nature of this area, and the fact that we are in the perfect location for illegal migrants to pass through here, it’s sort of the perfect storm.”

This appears in the June 8, 2015 issue of TIME.

lunedì 13 aprile 2015

arrivata oggi...

Buonasera prof,
come va a scuola? Ho letto sul blog che ha avviato il progetto di scambio. Ripensando al mio percorso credo che sia stata una delle esperienze più belle e formative che abbia fatto. Mi capita spesso di parlarne ai colleghi che seguono i corsi all'università con me! Sono sicura che anche ai suoi ragazzi rimarrà tanto di questa esperienza e il consiglio che voglio dare è che possano rimanere in contatto con i nuovi amici finnico/polacchi: non c'è cosa più bella che avere amici di altre nazionalità. Spesso, anche a distanza di 3 anni dal mio viaggio, mi trovo a parlare con Amy, la ragazza che mi ha ospitato in Inghilterra, o con Gamze, una delle ragazze turche che abbiamo ospitato.
Tutte le esperienze che ho vissuto grazie a lei mi danno ancora l'entusiasmo e l'interesse di viverne delle nuove legate all'università, perché so che c'è tanto da imparare da ognuna di esse.
Il mio percorso di crescita e scoperta del mondo è iniziato da li, da quei banchi messi in cerchio per discutere dei libri o degli articoli di giornale il sabato mattina. Spero che i suoi ragazzi abbiano già compreso l'importanza delle "cose strane" che fa la Chiappini, cose che non vedranno mai dagli altri insegnanti.
Grazie mille prof.
A presto.

lunedì 6 aprile 2015

siamo pronti, siamo quasi pronti...

ci siamo quasi, vi voglio impeccabili e belli carichi..
mi raccomando, niente pressione sulle famiglie, tocca a noi /voi, ok?

saremo un gruppo gigante, daremo fastidio a tutti, quindi sorrisi, sorrisi e scuse pronte per tutti.
e ce la faremo
la prof.

domenica 1 marzo 2015

ci serve per il progetto..

su repubblica di oggi
Lenta, troppo lenta. La reazione del mondo all’epidemia di obesità è di una lentezza inaccettabile. Mentre velocissima è la diffusione di cibi spazzatura, che ne è tra le principali cause. È la sintesi di una raccolta di articoli pubblicata da The Lancet, tra cui figura il primo grande studio sulla qualità dell’alimentazione dei cittadini del mondo.
Per la precisione, si tratta di una ricerca su quattro miliardi e mezzo di adulti che vivono in 187 Paesi, compreso il nostro, e che, ovunque, tra gli scaffali del supermercato trovano inevitabilmente sempre più bibite zuccherate e alimenti ipertrattati.
In realtà, se analizzata su scala mondiale, la situazione si rivela complessa. E il mondo visto dalla bilancia appare soprattutto pieno di contraddizioni. Infatti negli ultimi vent’anni abbiamo globalmente aumentato il consumo di frutta e verdura, ma abbiamo incrementato, e in misura molto superiore, anche il consumo di cosiddetto junk food. Così nei Paesi ricchi oggi si mangia molto meglio e insieme molto peggio che nei Paesi poveri, perché la disponibilità di entrambi i tipi di alimenti è maggiore. E non sorprende che tra i posti dall’alimentazione più sana della Terra troviamo Paesi a basso reddito come Ciad e Mali, sebbene insieme a quelli del Mediterraneo (Turchia e Grecia in testa). Così come troviamo Paesi a basso reddito anche in fondo alla graduatoria, dove in particolare spiccano le ex repubbliche sovietiche: Uzbekistan, Turkmenistan e Kirghizistan.
In fatto di obesità, resta però l’emergenza americana, con i bambini di oggi che pesano in media cinque chili più di trent’anni fa e mangiano almeno 200 chilocalorie al giorno più di quanto non ne mangiassero negli anni Settanta. Mentre si segnala l’inarrestabile avanzata del cibo spazzatura nel nord Europa. Per dire: il mercato delle bevande gassate nel Regno Unito vale più di venti milioni di euro all’anno, quello della cioccolata cinque milioni e mezzo e quello del takeaway otto e mezzo. E così un terzo dei bambini di dieci anni è sovrappeso, mentre a quattro anni lo è già il 20% dei piccoli inglesi.
Però le contraddizioni peggiori si trovano nei Paesi poveri. Qui, nonostante i forti progressi (oggi la fame del mondo interessa 209 milioni di persone in meno rispetto a venti anni fa), la denutrizione affligge ancora un bambino su cinque, ma si osserva anche un aumento dell’obesità. La grande paura è perciò quella che presto ci troveremo con miliardi di esseri umani tirati su a cibo spazzatura, malsano ma drammaticamente economico.
Delineati i problemi, The Lancet prova a proporre qualche soluzione. «Denutrizione e ipernutrizione — spiega Tim Lobstein della World Obesity Federation — ormai hanno molte cause, e molte soluzioni, in comune. Per questo abbiamo bisogno di una politica integrata». Ma, aggiunge l’autrice principale dello speciale, Christina Roberto di Harvard, non è facile: «Da una parte dobbiamo capire che ciascuno di noi ha una qualche responsabilità sulla propria salute, ma dall’altra dobbiamo riconoscere che il mercato insiste su fattori biologici (la preferenza umana verso il dolce), psicologici (il marketing), sociali ed economiche (i costi), che insieme rendono molto più semplice la scelta a favore del cibo spazzatura». Per intervenire, concludono gli autori, c’è quindi bisogno di un pugno di ferro anche sull’industria. Insomma: al limite, spiega uno dei paper della serie, ci vogliono tasse più alte sul junk food e incentivi economici su frutta e verdura, compresi voucher per le famiglie povere. Ma si deve intervenire in fretta: le dispense degli abitanti della Terra devono cambiare quanto prima.
Repubblica – 1 marzo 2015 

domenica 22 febbraio 2015

noi Italia 2014

http://www.istat.it/it/files/2014/03/Noi-Italia-2014.pdf

sul sito dell'ISTAT ( viva l' l'ISTAT, viva i numeri che ci difendono dal bla bla) è uscito il report NOI ITALIA 2014; scaricate il PDF, guardate l'indice e scegliete una tematica (  anche di più...) poi proponetemi di discuterne.
Siamo noi, è il nostro paese..

mercoledì 11 febbraio 2015